Diagnosi 2027: il piano di misura di una Big Tech globale

Diagnosi 2027: il piano di misura di una Big Tech globale

Nel mondo delle Big Tech l’innovazione non riguarda più soltanto prodotti digitali, piattaforme software o soluzioni basate sull’intelligenza artificiale. L’evoluzione reale avviene anche dietro le quinte, nei luoghi in cui la tecnologia prende forma fisica: campus direzionali, sedi operative, ambienti di lavoro ad alta densità tecnologica e infrastrutture di supporto che rendono possibile il funzionamento continuo dei sistemi digitali.

Per una Big Tech globale, l’energia non è soltanto una risorsa da gestire, ma una vera e propria infrastruttura strategica. La continuità operativa, la sicurezza dei dati, il benessere degli ambienti di lavoro e la reputazione in ambito ESG dipendono anche dalla capacità di misurare, leggere e governare i consumi energetici in modo rigoroso.

È proprio da questa consapevolezza che nasce il Piano di monitoraggio per la Diagnosi Energetica 2027, un progetto avanzato sviluppato per accompagnare una delle realtà più rappresentative del settore tecnologico internazionale in un percorso strutturato di conoscenza, controllo e ottimizzazione dei consumi. Un piano concepito non come semplice risposta a un obbligo normativo, ma come strumento strategico per il governo delle risorse.

Fin dalle prime fasi, il progetto è stato impostato con una visione chiara: trasformare il dato energetico in informazione strategica. Questo significa passare da una gestione reattiva a una pianificazione consapevole. Da una lettura frammentata dei consumi a un sistema integrato e coerente. Da stime approssimative a misure affidabili e certificabili.

Secondo quanto riportato nel documento tecnico, la relazione nasce con l’obiettivo di monitorare e valutare i consumi energetici dell’organizzazione, analizzarne i costi e individuare opportunità di risparmio, supportando al tempo stesso le decisioni strategiche e la valutazione delle azioni di efficientamento .

La diagnosi energetica non viene quindi interpretata come una fotografia statica o un mero adempimento. Diventa piuttosto il punto di partenza per costruire una vera governance energetica, basata su dati oggettivi, confrontabili e storicizzati.

Il quadro normativo in cui si inserisce il progetto è chiaro ed esplicito. Il riferimento principale è il Decreto Legislativo 102/2014, che introduce l’obbligo di diagnosi energetica per le grandi imprese. A questo si affianca il corpo di linee guida tecniche pubblicato da ENEA e i riferimenti di settore forniti da Assoimmobiliare, che contribuiscono a strutturare un modello di monitoraggio coerente, attendibile e allineato alle migliori pratiche.

Uno degli elementi fondanti del piano è l’adozione dei fattori di conversione in energia primaria secondo le tabelle ministeriali. Questo passaggio non è un dettaglio tecnico, ma una scelta metodologica cruciale: significa rendere confrontabili consumi tra vettori differenti come elettricità, gas naturale, combustibili e calore. L’energia assume così una forma omogenea, diventando una grandezza analizzabile in modo sistemico.

In parallelo, il progetto definisce con precisione il metodo di raccolta dati. I consumi storici sono acquisiti direttamente dai fornitori di energia elettrica e gas e dagli operatori di rete locali, garantendo tracciabilità e affidabilità delle informazioni. Il periodo di riferimento è definito esplicitamente, e ogni dato viene contestualizzato per evitare interpretazioni fuorvianti .

Il piano di monitoraggio è stato strutturato secondo una logica modulare, concepita per garantire flessibilità e adattabilità. Non esiste, in questo modello, una soluzione unica e rigida. La struttura è invece costruita per crescere nel tempo, evolvendo in funzione delle esigenze operative, del budget disponibile e degli obiettivi di approfondimento.

Il sistema distingue innanzitutto due grandi categorie di utenze: i servizi ausiliari e i servizi generali. È una distinzione sostanziale, non formale. Nei servizi ausiliari rientrano tutte le infrastrutture a supporto diretto dei sistemi informatici e delle attività operative ad alta criticità: climatizzazione di precisione, gruppi di continuità, ambienti IT, postazioni di lavoro e distribuzioni elettriche degli open space.

In una Big Tech globale, questi sistemi lavorano senza interruzione e rappresentano un cuore pulsante dell’organizzazione. Per questo motivo il piano di monitoraggio propone tre livelli progressivi di copertura, ciascuno progettato per rispettare i vincoli normativi e al tempo stesso offrire opzioni differenziate in termini di investimento e granularità del dato.

Il primo scenario si concentra su un campione significativo di postazioni e apparati dislocati in specifiche aree dell’edificio. Il secondo estende il perimetro ad altri livelli, mentre il terzo rappresenta la configurazione più avanzata, arrivando a intercettare quasi l’80% dei consumi dei servizi ausiliari. Questo approccio consente all’organizzazione di costruire il sistema per fasi, senza dover sostenere immediatamente l’investimento massimo.

Il vero valore di questa impostazione non è soltanto la quantità di dati raccolti, ma la qualità dell’informazione prodotta. Attraverso il monitoraggio delle dorsali informatiche e dei sistemi HVAC, il piano consente di distinguere i carichi di base, analizzare i profili orari e individuare anomalie ricorrenti. È in questa capacità diagnostica che il piano di monitoraggio mostra il suo potenziale strategico.

Accanto ai servizi ausiliari, il progetto dedica una parte altrettanto strutturata ai servizi generali. Qui rientrano tutte le utenze che rendono possibile la vita quotidiana dell’edificio: dalle cucine alle celle frigorifere, dalla lavanderia agli impianti di ventilazione, dall’illuminazione ai sistemi di recupero dell’aria.

Nel contesto di una Big Tech, anche queste funzioni assumono una dimensione industriale. Il piano di monitoraggio riflette questa complessità attraverso tre scenari progressivi. Nel primo, l’attenzione è rivolta alle utenze più costanti e impattanti come la refrigerazione e la lavanderia. Nel secondo, entra in gioco la cucina, che emerge come una delle aree più energivore. Nel terzo scenario vengono inclusi anche l’illuminazione e gli impianti HVAC principali, raggiungendo una copertura superiore al 90% dei consumi complessivi.

A questo livello il sistema di misura diventa praticamente una copia energetica dell’edificio. Un modello digitale in grado di restituire una lettura fedele dei flussi reali. Questo consente non solo di misurare, ma di simulare. Di valutare scenari. Di prendere decisioni basate su dati e non su stime.

Un ulteriore elemento di qualificazione del piano riguarda le modalità di monitoraggio. Non viene adottata una sola soluzione tecnologica, ma un insieme integrato di strumenti che combina campagne di misura temporanee, strumenti permanenti e sistemi di acquisizione centralizzata dei dati.

Le campagne temporanee vengono progettate per garantire rappresentatività e validità statistica. La durata delle misure non è arbitraria, ma tecnicamente giustificata in funzione della stagionalità degli impianti e delle dinamiche operative. Nei casi in cui venga installata strumentazione fissa, il sistema si basa su letture remote e software di supervisione in grado di storicizzare i dati e renderli analizzabili nel tempo.

Quando non è possibile misurare direttamente, il piano prevede l’utilizzo controllato di metodi indiretti di calcolo, purché riconosciuti dalla letteratura tecnica. Il criterio guida resta invariato: l’affidabilità dei dati è un requisito non negoziabile .

Nel tempo, questo sistema di monitoraggio si trasforma in una funzione di governo. La gestione dell’energia non è più delegata esclusivamente alle funzioni tecniche, ma entra nel linguaggio della direzione. I dati energetici dialogano con gli obiettivi ESG, con le strategie immobiliari e con la pianificazione degli investimenti.

Il risultato più significativo non è solo una potenziale riduzione dei consumi, ma una trasformazione culturale. Le decisioni operative iniziano a considerare l’impatto energetico come una variabile primaria. Gli interventi vengono valutati anche sulla base del rendimento energetico. La sostenibilità smette di essere una dichiarazione e diventa una metrica.

Per una Big Tech globale, il Piano di monitoraggio per Diagnosi Energetica 2027 rappresenta una scelta chiara: l’energia non è un costo da contenere, ma una risorsa da governare. Esattamente come i dati. Esattamente come le infrastrutture digitali.

Questo progetto diventa così un modello replicabile. Il framework sviluppato può essere applicato ad altri campus, adattato a nuove sedi, esteso su scala internazionale. Non si tratta di una soluzione costruita su misura per un singolo edificio, ma di un metodo trasferibile.

Ed è proprio qui che risiede il valore più profondo del piano: nella sua capacità di superare il singolo caso e diventare best practice organizzativa. In un mondo in cui il digitale smaterializza tutto, l’energia riporta l’attenzione alla fisicità. I server hanno bisogno di elettricità. Gli uffici hanno bisogno di comfort. Le idee hanno bisogno di infrastrutture. E il futuro ha bisogno di misurazione.

Perché non si governa ciò che non si conosce. E non si conosce ciò che non si misura. Il Piano di monitoraggio per Diagnosi Energetica 2027 racconta esattamente questo: una Big Tech che sceglie di governare il proprio impatto con lo stesso rigore con cui governa i propri dati.

Deateq
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